Sotto le fondamenta di un tempio nel nord-est della Thailandia, alcuni archeologi hanno portato alla luce un frammento spettacolare del passato. Al Wat Dhammachaksemaram, luogo di culto famoso per la sua monumentale statua di Buddha sdraiato, è emersa una giara di ceramica rotta, nascosta a più di un metro di profondità. All’interno, una collezione eccezionale di ornamenti in oro, argento e bronzo giaceva da circa 1300 anni, secondo quanto annunciato dal Dipartimento delle Belle Arti thailandese e riportato da Archeology Mag venerdì 9 maggio. Questi oggetti sono già stati datati. Risalgono al periodo Dvâravatî, un antico regno spesso sconosciuto, ma fondamentale per lo sviluppo del buddismo theravāda nel Sud-Est asiatico. La scoperta è stata fatta per caso durante l’installazione di un sistema di drenaggio intorno al famoso Buddha sdraiato in arenaria, scolpito intorno al 657 d.C. Lunga oltre 11 metri, la statua giace in un edificio in rovina, trasformato in uno spazio museale. Durante gli scavi, gli archeologi si sono imbattuti in un recipiente di argilla danneggiato, contenente una serie di gioielli: anelli d’oro, orecchini d’argento e un raro paio di orecchini a cerchio in bronzo con motivo a spirale. Considerando il carattere sacro del sito e la disposizione degli oggetti, i ricercatori ritengono che si trattasse di offerte votive dedicate a Buddha, collocate intenzionalmente sotto l’edificio religioso.
Un Buddha seduto a gambe incrociate attira l’attenzione
Approfondendo gli scavi, il team archeologico ha portato alla luce tre nuovi reperti dai dettagli raffinati, composti da sottili foglie d’oro o da una lega di piombo e stagno. L’oggetto più notevole raffigura un Buddha seduto a gambe incrociate su un piedistallo a forma di loto, mentre esegue il Vitarka Mudra, gesto che simboleggia la trasmissione di un insegnamento.
Quest’opera religiosa, che misura circa 8 cm per 12 cm, presenta tutte le caratteristiche distintive dell’iconografia Dvâravatî: capelli a spirale, ampia aureola, orecchie allungate e veste drappeggiata su una spalla. Una perforazione nella parte superiore suggerisce che potesse essere appeso, forse indossato come talismano o esposto durante cerimonie rituali.
Un secondo rilievo, sebbene parzialmente danneggiato, mostra un Buddha in piedi circondato da due figure secondarie, una delle quali è interpretata come una rappresentazione di Phra Phrom, l’incarnazione thailandese del dio indù Brahmā.
In fase di analisi
Infine, un ultimo manufatto, posto dietro la testa del Buddha gigante, è costituito da tre lastre metalliche sovrapposte, sigillate da un sottile strato di malta. Questa particolare disposizione fa supporre un uso rituale molto specifico, forse legato alla consacrazione del luogo. Tutti questi oggetti rafforzano l’ipotesi di un’intensa attività religiosa strutturata attorno al tempio durante il periodo Dvâravatî.
I reperti recentemente rinvenuti sono stati trasferiti a Phimai per ulteriori analisi, ha precisato Archeology Mag. Più che testimoniare l’abilità degli artigiani locali, questi reperti mettono in luce l’intensità degli scambi spirituali e artistici che attraversavano il Sud-Est asiatico più di un millennio fa.