Uno studio recente indica che la maggior parte delle lavatrici non riesce a raggiungere la temperatura necessaria per eliminare i microrganismi. Le lavatrici domestiche odierne offrono diversi programmi automatici e personalizzabili in base alle esigenze specifiche di ogni lavaggio. Le temperature elevate sono quelle consigliate per ottenere la massima disinfezione dei tessuti, ma anche con programmi specifici per l’igiene potrebbe non essere possibile eliminare completamente i microrganismi nocivi come batteri patogeni, virus o allergeni.
Lavatrici domestiche sotto accusa: non eliminano i batteri nemmeno a 60°C
È quanto ha scoperto un team di ricercatori del gruppo di malattie infettive della Facoltà di Farmacia di Leicester (Università di Montfort, Leicester, Regno Unito). Nel loro lavoro, intitolato Domestic laundering of healthcare textiles: Disinfection efficacy and risks of antibiotic resistance transmission (“Lavaggio domestico di tessuti sanitari: efficacia della disinfezione e rischi di trasmissione della resistenza agli antibiotici”), i microbiologi hanno verificato che molte lavatrici domestiche non riescono a eliminare i batteri potenzialmente dannosi per la salute, nemmeno lavando con acqua calda.
Katie Laird, esperta microbiologa e una delle autrici principali dello studio, sottolinea su New Scientist che il problema sta nel fatto che “non si sa cosa sta facendo la macchina” quando si avvia la lavatrice impostando una temperatura di 60 °C o attivando il programma specifico offerto dalla lavatrice. Nei test effettuati con cicli rapidi e standard a tale temperatura, è stato riscontrato che la metà delle lavatrici testate non disinfettava i capi.
I problemi maggiori sorgono quando si utilizzano cicli brevi o rapidi, poiché un gran numero di lavatrici non riesce a raggiungere o mantenere la temperatura indicata per un tempo sufficiente. Ciò è problematico quando si lavano tessuti suscettibili di trasportare microrganismi nocivi o che vengono utilizzati in ambienti sanitari o dove l’igiene è fondamentale, come nel caso delle divise del personale sanitario.
Il Servizio Sanitario Nazionale britannico (National Health Service) raccomanda ai propri dipendenti di lavare le divise per 10 minuti a 60 °C, ma se una lavatrice domestica non riesce a disinfettare i tessuti, si crea un problema che può avere ripercussioni anche sulla salute pubblica. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che i microrganismi presenti all’interno delle lavatrici sviluppano una resistenza ai detergenti, aumentando la loro capacità di sopravvivenza.
Pertanto, afferma Laird, questi risultati indicano che l’uso di lavatrici domestiche per lavare le divise sanitarie potrebbe contribuire alla diffusione di infezioni ospedaliere e alla resistenza agli antibiotici.
A livello individuale, non c’è motivo di preoccuparsi eccessivamente della disinfezione dei capi di abbigliamento e di altri tessuti, a meno che non si lavori in ambito sanitario o in ambienti più esposti al contatto con agenti patogeni, o che si abbia a che fare con persone immunodepresse o con esigenze particolari. È invece più importante potenziare la disinfezione in caso di allergie.
Gli autori dello studio raccomandano, per ridurre il rischio di microbi nocivi nel bucato, di utilizzare regolarmente disinfettanti specifici per lavatrici e di eseguire periodicamente un ciclo a 90 °C per pulire la macchina. Inoltre, raccomandano di effettuare una buona manutenzione generale per evitare l’accumulo di calcare, che può compromettere il corretto funzionamento del riscaldatore delle lavatrici, impedendo loro di raggiungere la temperatura necessaria.
Un modo semplice per ridurre ulteriormente la presenza di allergeni e altri microrganismi nei capi è quello di stirarli sempre dopo il lavaggio. La temperatura del ferro da stiro non lascia dubbi quando viene applicato sui tessuti.