L’acqua che tutti usiamo per innaffiare le piante non è sempre ideale per le vostre piante d’appartamento… ecco perché

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Esce facilmente dal rubinetto, è limpida, potabile, sempre disponibile… eppure non è necessariamente amica delle vostre piante d’appartamento. L’acqua del rubinetto, così pratica nella vita quotidiana, è anche una fonte di stress insidiosa per molte specie vegetali, in particolare quelle che vivono in vaso, lontano dal loro habitat naturale. Mentre ci preoccupiamo di scegliere il terriccio giusto, di posizionare le piante nella giusta esposizione e di controllare con rigore le annaffiature, spesso ci dimentichiamo di chiederci quale sia la qualità dell’acqua che diamo loro. Ed è proprio qui che sta l’errore: alcuni componenti invisibili dell’acqua del rubinetto possono, a lungo andare, nuocere al corretto sviluppo delle piante, o addirittura provocarne il declino.

L’acqua del rubinetto: un cocktail non adatto a tutte le piante

Il calcare (acqua dura)

Aumenta il pH del substrato, ostacolando l’assorbimento di alcuni nutrienti come ferro, magnesio o zinco. Il risultato: le foglie ingialliscono, le radici ristagnano, le piante vegetano.

Il cloro

Presente per disinfettare l’acqua potabile, può alterare la microfauna del suolo (batteri e funghi benefici), soprattutto nelle colture in vaso.

Sali minerali

In eccesso, si accumulano nel terriccio, formando croste biancastre in superficie o provocando bruciature alle radici.

pH inadeguato

Alcune piante da interno, come felci, orchidee, calathea o piante carnivore, preferiscono un’acqua leggermente acida. L’acqua del rubinetto, spesso basica, può essere loro sfavorevole nel lungo periodo.

I segnali che devono allarmarvi

Fogliame sofferente

Foglie che ingialliscono nonostante un’irrigazione regolare, bordi che diventano marroni, macchie misteriose: tutti questi segni possono indicare un’acqua non adatta.

Crosta bianca in superficie

Questo deposito minerale è tipico di un’acqua troppo calcarea o troppo mineralizzata.

Substrato compattato

Un terreno che diventa idrofobo nonostante le ripetute annaffiature è spesso segno di saturazione minerale.

Quali alternative per un’acqua più dolce e più sana

Lasciare riposare l’acqua del rubinetto

Riempire un annaffiatoio e lasciare riposare l’acqua per 24-48 ore a temperatura ambiente permette al cloro di evaporare naturalmente. Un trucco semplice ma efficace.

Mescolare con acqua piovana

L’acqua piovana, dolce e poco mineralizzata, è l’ideale. Una miscela 50/50 con l’acqua del rubinetto migliora la qualità complessiva dell’irrigazione.

Utilizzare acqua filtrata o demineralizzata

L’acqua filtrata riduce il contenuto di cloro e calcare. Anche l’acqua demineralizzata è adatta, ma deve essere arricchita occasionalmente.

Acidificare leggermente l’acqua

Bastano poche gocce di succo di limone o aceto bianco per correggere il pH.

Attenzione: da usare con parsimonia e solo su alcune piante.

Adattare l’irrigazione alle piante più sensibili

  • Specie tolleranti: Ficus, chlorophytum, pothos o philodendron tollerano bene l’acqua del rubinetto.
  • Specie sensibili: orchidee, calathea, maranta, felci, piante carnivore o azalee richiedono un’acqua più dolce per prosperare a lungo termine.

L’acqua è la base di tutta la vita… ma non tutta l’acqua è uguale agli occhi delle piante. Ciò che noi beviamo senza problemi può diventare per loro una fonte di squilibrio. Semplicemente cambiando la qualità dell’acqua che utilizzate, trasformerete radicalmente la salute e la lucentezza delle vostre piante d’interni.

Un gesto semplice, invisibile… ma che, dopo poche settimane, fa tutta la differenza sulle vostre foglie verdi.

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