Le turbine eoliche offshore hanno un effetto inaspettato sulla fauna selvatica

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L’energia eolica marina è considerata essenziale per la nostra transizione energetica. Ma installare turbine eoliche al largo delle nostre coste non mette in pericolo la fauna selvatica? È questa l’importante domanda che si sono posti i ricercatori. Le loro analisi del DNA forniscono informazioni sorprendenti al riguardo. Qualche settimana fa, il Tribunale ha condannato due parchi eolici per l’impatto negativo che hanno avuto su specie rare di uccelli. Da qui a concludere che le turbine eoliche danneggiano la fauna selvatica, il passo è breve e alcuni oppositori delle energie rinnovabili non esitano a compierlo. Ma i ricercatori dell’Università di Wageningen (Paesi Bassi) dimostrano oggi che, ancora una volta, le cose non sono così semplici.

Il DNA degli squali tra le turbine eoliche

Nella rivista Ocean & Coastal Management, spiegano come hanno rilevato la presenza di diverse specie di squali e razze all’interno e intorno a quattro parchi eolici offshore olandesi. Grazie a tracce di DNA ambientale raccolte in circa 435 campioni di acqua di mare. Una grande novità per questo metodo non invasivo, rapido ed economico. E “una buona notizia” secondo gli scienziati.

I ricercatori ritengono che il divieto di pesca a strascico e di altre forme di pesca che disturbano i fondi marini nei parchi eolici offshore consenta agli ecosistemi di acque profonde di ricostituirsi. Gli habitat stabili che promettono dovrebbero quindi poter beneficiare di specie vulnerabili come squali e razze, se le regole non cambiano e nessuno inizia a prendere in considerazione la possibilità di autorizzare la pesca a strascico in queste zone.

Biodiversità ed energie rinnovabili, stessa lotta

Il fulcro della ricerca del team dell’Università di Wageningen è determinare se i campi elettromagnetici emessi dai cavi elettrici sottomarini dei parchi eolici offshore influenzano il comportamento di squali e razze. È noto infatti che queste specie si affidano alla percezione elettrosensoriale per cacciare e spostarsi. Il DNA ambientale, in ogni caso, sembra indicare che le infrastrutture energetiche marine potrebbero, al contrario, essere integrate nelle strategie di conservazione marina e costituire soluzioni potenzialmente vincenti per la biodiversità e per le energie rinnovabili.

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