Oro macchiato di sangue: l’estrazione illegale sconvolge questo Paese

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Il 12% dell’oro illegale esportato dal Sudamerica proviene dalla Bolivia, il 44% dal Perù e il 25% dalla Colombia. Queste attività inquinano i fiumi con mercurio, danneggiando gravemente i pesci che sono essenziali nella dieta delle comunità indigene dell’Amazzonia. L’estrazione mineraria illegale è diventata una delle principali minacce alla sicurezza, all’ambiente e alla governance in Sud America. Con il Perù e l’Ecuador sull’orlo del collasso istituzionale in alcune regioni, il fenomeno colpisce duramente anche Brasile, Colombia e Guatemala. Solo il Cile sembra essersi blindato contro questa piaga. In Perù, il quadro è allarmante, ancora di più dopo il recente massacro di tredici guardie di sicurezza in una miniera a Pataz. La regione di La Libertad è in stato di emergenza dal febbraio 2024 e Madre de Dios ha accumulato oltre 100.000 ettari di deforestazione. L’uso del mercurio colpisce le popolazioni indigene e genera gravi problemi sanitari. L’assenza dello Stato e l’aumento del prezzo dell’oro hanno permesso l’ascesa di mafie che si contendono il controllo dei territori e delle rotte di estrazione. Oltre agli omicidi, sono stati registrati rapimenti ed estorsioni ai danni di piccoli minatori e lavoratori.

L’oro illegale: motore nascosto delle economie sudamericane

Secondo l’Istituto Peruviano di Economia, il 44% dell’oro illegale esportato in Sudamerica proviene dal Perù, superando la Colombia (25%) e la Bolivia (12%). Il potere delle mafie ha superato quello delle forze dell’ordine e in molte comunità gli stessi abitanti vivono nel terrore o addirittura collaborano per necessità economica.

In Ecuador, l’estrazione illegale dell’oro è diventata uno dei pilastri del crimine organizzato. Gruppi come Los Lobos, Los Choneros e dissidenti delle FARC si contendono zone chiave come Alto Punino, Yutzupino, El Chical e Camilo Ponce Enríquez. La recente imboscata che ha causato la morte di undici militari nell’Amazzonia ecuadoriana, attribuita ai Comandos de la Frontera, rivela la gravità del problema.

La situazione è così critica che il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo “stato di conflitto armato interno” e decretato lo stato di emergenza in comuni come Camilo Ponce Enríquez e nella provincia di Orellana, sospendendo i diritti costituzionali per facilitare perquisizioni e operazioni congiunte.

La deforestazione è un’altra conseguenza visibile: solo nell’Alto Punino sono andati persi 1.500 ettari di foresta dal 2019, secondo il Progetto di monitoraggio dell’Amazzonia andina (MAAP).

L’assassinio dei sindaci di Camilo Ponce Enríquez e Portobelo nel 2024 dimostra come l’estrazione illegale corroda anche la governance locale. Le bande criminali cercano non solo di controllare il business dell’oro, ma anche le istituzioni che potrebbero fermarle.

Estrazione illegale dell’oro in Bolivia

L’estrazione illegale dell’oro ha guadagnato terreno anche in Bolivia, soprattutto nei fiumi dell’Amazzonia settentrionale, dove opera in zone ad alta biodiversità come il parco Madidi e nei territori indigeni.

Queste attività inquinano i fiumi con il mercurio, danneggiando gravemente i pesci che sono essenziali nella dieta delle comunità indigene dell’Amazzonia.

Il 74% degli abitanti di queste regioni presenta livelli di mercurio superiori al limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il che rappresenta una minaccia diretta per la loro salute e sicurezza alimentare.

A ciò si aggiunge la denuncia di tratta e traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale, che aggrava l’impatto sociale di questa economia illecita.

Società di facciata, esportazioni record e riciclaggio dell’oro

Il Brasile subisce anche i danni del cosiddetto “narcogarimpo”. Bande come il Primeiro Comando da Capital (PCC) e il Comando Vermelho (CV) utilizzano l’estrazione mineraria per riciclare denaro e controllare territori in Amazzonia. Nel 2023, uno studio del Forum brasiliano per la sicurezza pubblica ha rilevato la presenza di queste organizzazioni in almeno 178 comuni amazzonici.

La crisi umanitaria dei Yanomami a Roraima, con 337 morti nel 2024 per cause quali malaria, malnutrizione e infezioni, ha costretto il governo a dichiarare l’emergenza sanitaria e ad avviare circa 3.000 operazioni di sgombero. Inoltre, si stima che l’estrazione illegale abbia causato un danno economico di 50 milioni di dollari a questa comunità.

Colombia: miniere illegali e controllo territoriale da parte di gruppi armati

In Colombia, oltre il 70% dell’oro alluvionale viene estratto illegalmente e interessa 63.000 ettari. Questo tipo di miniere alimenta reti di estorsione, riciclaggio di denaro e controllo territoriale da parte dell’ELN, delle fazioni dissidenti delle FARC e del Clan del Golfo. Chocó, Antioquia e Nariño sono i dipartimenti più colpiti.

La ricercatrice Sara García, di Insight Crime, sottolinea che queste economie illegali “sono ormai strutture stabili che permeano molte istituzioni”. L’aumento del 30% del prezzo dell’oro ha rafforzato questa economia parallela, che genera sfollamenti, malattie e distruzione ambientale, soprattutto a causa dell’uso intensivo di mercurio.

Anche il Guatemala, sebbene in misura minore, deve affrontare il problema. Nel 2023 sono stati documentati 105 casi di sfruttamento illegale, il numero più alto degli ultimi anni. Gli sfruttamenti sono concentrati nel centro e nell’ovest del Paese, molti dei quali operano senza i permessi concessi dal Ministero dell’Energia e delle Miniere.

Cile: un caso eccezionale di controllo e tracciabilità mineraria

Al contrario, il Cile rappresenta l’eccezione nella regione. Con un’industria mineraria che contribuisce al 12% del PIL e un controllo efficace, il Paese registra pochissimi casi di miniere illegali. Il Servizio Nazionale di Geologia e Miniere (Sernageomin) indica che i casi esistenti sono più legati a furti in miniere attive o abbandonate.

Il governo ha introdotto incentivi come la riduzione della tassa mineraria per i piccoli minatori, che ha contribuito a formalizzare le attività e a ridurre il mercato illegale. Ha inoltre rafforzato i sistemi di tracciabilità dei minerali e i requisiti per l’esportazione.

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